L’area archeologica del colle si compone di diversi siti che risalgono dalla preistoria al Novecento. Nell’area sud si trovano le impronte fossili di alcuni animali preistorici, esempio unico in regione e uno dei pochi in Italia. Le tracce si dividono in cinque piste e tre orme singole. Dal loro studio si è stabilito che tre diversi gruppi di animali – antilopi, rinoceronti e “hipparion” (antenati del cavallo) – hanno attraversato l’area circa 4 milioni di anni fa. La conservazione di queste tracce è data dal tipo di materiale di cui è fatto il colle: conglomerati (in origine sedimenti ghiaiosi) su cui si deponevano areniti fini (antiche sabbie fangose). Il peso degli animali che calpestavano le sabbie ha portato alla deformazione delle ghiaie sottostanti e alla formazione delle cosiddette “sottoimpronte”.
La posizione e la conformazione del rilievo ne hanno fatto un presidio naturale frequentato dall’uomo fin dalla protostoria. Recenti prospezioni archeologiche hanno permesso il recupero di reperti riferibili a frequentazioni nell’Età del bronzo, ma soprattutto hanno accertato una presenza romana fin dal II sec. a.C. Paolo Diacono lo inserisce nell’elenco dei “castra” longobardi assediati dagli Avari nel 610. Dal periodo medievale il colle si trasforma, con la costruzione di mura e fortificazioni, in una imprendibile fortezza militare infeudata ai Savorgnan.
Risalgono al Duecento le origini della Chiesa di San Pietro, edificio che si incontra all’inizio del percorso di visita al forte. La sua storia è lunga e travagliata: citata per la prima volta in un testamento del 1260, nel maggio 1695 ci fu l’autorizzazione a edificare una nuova chiesa più grande. Nel 1797 i francesi la trasformarono in magazzino e la sacrestia nel corso dell’Ottocento funzionò anche come mulino. Rasa al suolo dal terremoto del 1976 venne parzialmente ricostruita.
Numerosi infine i resti degli edifici militari che hanno caratterizzato la storia del Forte dal Cinquecento alla Seconda Guerra Mondiale: il Castel Novo di Gerolamo Savorgnan, la torre circolare e la torre veneta, la batteria voltata del periodo napoleonico, il deposito dell’artiglieria veneto, i serbatoi dell’acquedotto realizzati nei primi del Novecento, la polveriera sotterranea, una strada in trincea, le batterie Osoppo-nord e Osoppo-sud, che ancora conserva i quattro pozzi un tempo armati con cannoni in ghisa.